Inchiesta di Impresa City sullo Smartworking durante l’emergenza Covid-19

Impresa City ha pubblicato un interessante report su come le aziende italiane stiano affrontando l’emergenza Covid-19 in tema Smart Working e Remote Working.

L’inchiesta è stata svolta in collaborazione con alcuni System Integrator, che – dato il ruolo strategico che svolgono nel processo di digitalizzazione delle aziende – hanno potuto offrire un punto di vista privilegiato sulla tematica.

Anche GCI System Integrator ha dato il suo contributo, evidenziando che l’ostacolo allo smart working è innanzitutto un problema culturale e auspicando che in futuro si possa fare un passo verso un nuovo modello lavorativo: “Oggi abbiamo conosciuto il telelavoro, ma domani faremo tesoro di questa esperienza per favorire lo smart working?”, scrive Patrizio Labella (Managing Director GCI System Integrator).

Di seguito trovate i link per poter consultare il report di Impresa City e l’intervista completa di Patrizio.

D: Ordinanze e decreti spingono sempre di più verso lo smart working. Dal vostro punto di vista, quanto le imprese italiane sono pronte al telelavoro di nuova concezione?

PL: Occorre fare una distinzione tra smart working e telelavoro. Lo smart working è il cosiddetto lavoro “agile” o “flessibile”: un modello meritocratico, che si fonda sulla fiducia e sulla valutazione del risultato raggiunto. Quando invece si parla di telelavoro ci si riferisce semplicemente a un modello di lavoro “remotizzato”.

Con l’emergenza Covid-19 abbiamo visto che per tanti dipendenti il lavoro da casa è stato attuato in tempi brevissimi. Questo dato mi permette di dire che spesso ciò che ostacola l’attuazione dello smart working è un problema culturale più che tecnologico: tante aziende erano già attrezzate per una modalità di lavoro flessibile, ma questa è stata attuata solo perché imposta dagli ultimi decreti.

Oggi abbiamo conosciuto il telelavoro, ma domani faremo tesoro di questa esperienza per favorire lo smart working?

D: Quali sono le principali lacune, tecniche e organizzative, che devono colmare?

PL: Oltre a quelle realtà già pronte al lavoro da remoto, ci sono purtroppo tante aziende in Italia che sono impreparate a questo nuovo modello lavorativo.

La difficoltà è rappresentata da un’arretratezza tecnologica (i dipendenti non sono dotati di un pc portatile né di una suite di Collaboration), dalla mancanza di una rete per gli accessi da remoto e da un legame vincolante con il “cartaceo”. Credo inoltre che questa difficoltà vada di pari passo con un modello organizzativo “vecchio stampo” che si basa – al fondo – sul controllo e non sulla fiducia.

https://www.impresacity.it/news/23186/il-telelavoro-alla-prova-del-coronavirus-a-che-punto-siamo-parte-1-di-3.html

https://www.impresacity.it/news/23188/il-telelavoro-alla-prova-del-coronavirus-a-che-punto-siamo-parte-2-di-3.html

https://www.impresacity.it/news/23190/il-telelavoro-alla-prova-del-coronavirus-a-che-punto-siamo-parte-3-di-3.html

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